mercoledì 1 agosto 2012

Opacità aggettivale

Incredibile. Fantastico. Spettacolare. Meraviglioso. Eccezionale. Splendido. Favoloso. Bellissimo. Squisito.
Sono parole di cui oggi giorno abusiamo. Quando ci consegnano un regalo e ci chiedono come lo troviamo; quando assaggiamo un piatto preparato da qualcun'altro e questo vuole sapere cosa ne pensiamo; quando siamo davanti ad un monumento, una statua, un quadro, un paesaggio o un nuovo strumento tecnologico, queste sono le uniche parole che ci vengono in mente. E' una cosa che mi ha sempre dato fastidio: sembriamo incapaci di definire nel modo corretto la realtà. Questo non dipende da una ragione “interna”, infatti abbiamo immediatamente sensazioni positive o negative più o meno intense, il problema è che non siamo in grado di esprimerle correttamente. Per di più, sono tutti modi adatti ad esprimere un apprezzamento esagerato di un determinato elemento, quando, in realtà, raramente ci si trova davanti a qualcosa di così “superlativo”.
Per sfuggire alla banalità, si potrebbero usare termini come: epico, leggendario, fenomenale, incantevole, stupefacente, ottimo, poetico, inenarrabile, avveniristco, e così tanti altri. Sono infinite le possibilità della nostra lingua, aggettivi e metafore ricercati, nuovi, inventati, sono la strada, la via da imboccare per non apparire persone opache e prive di genialità.

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