sabato 2 marzo 2013

Riflessioni musicali (16)

Stavo ascoltando l'album “Toto IV” dei Toto e ho avuto un flash, una citazione del “Galileo” di Bertolt Brecht:

« Sventurata la terra che non ha eroi!» [Andrea]
«[…] No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.» [Galileo]

Ecco cos'erano, forse, i Toto: eroi. Non magari Superman, Sentry o Hulk, magari qualche eroe minore, di quelli che rimangono in sordina ma che, proprio per questo, a volte, sono tra i più eccitanti, qualcuno come Occhio di Falco, Luke Cage, eroi così, insomma, ma pur sempre eroi. Anche se nella memoria collettiva fondamentalmente è riuscita ad imprimersi con efficacia solamente “Africa”, hanno lasciato un segno. Forse è questo che non riescono a fare gli artisti moderni: lasciare un segno, essere eroi.
La mia è una generazione che ha ancora eroi, eroi per lo più legati all'infanzia, dagli Exogini e DragonBall, ma ora, in età adulta (giusto per capirci) questi non hanno più una valenza. Negli anni '80 invece esistevano molti eroi, se ne vedevano da tutte le parti, modelli, colonne, sostegni da quando nascevi a quando crescevi. E in tutto questo io posso dirmi fortunato, proprio perché qualcosa nel mio passato si è cristallizzato in forma eroica, ma le generazioni moderne? Come faranno senza eroi? Come faranno?

Riflessioni musicali (15)

Ascoltando “Lupe Fiasco's Food & Liquor II: The Great American Rap Album”, più precisamente davanti alle canzoni che affrontano il tema del razzismo in una prospettiva storica, quindi più descrivendo una situazione che attaccandola (è possibile farlo?), mi son chiesto, che senso hanno nella mia vita questo tipo di elaborazioni musicali? Cioè, perché io dovrei ascoltare una canzone che parla del razzismo? Per studiare il razzismo, ok, ci sta, ma non certo per divertirmi, cioè non posso pensare di ascoltare questi pezzi per passare il tempo, per rilassare il cervello. Questo è uno dei miei problemi principali: come è possibile conciliare il tema di una certa canzone con il momento in cui la si ascolta? Forse ascoltiamo solamente attratti dal ritmo, dalla melodia o forse perché proviamo un senso di empatia con certe parole, frasi ed espressioni, con un certo modo di dire le cose, magari. Però non posso pensare che uno come me ascolti canzoni sul razzismo se non per studiare il razzismo: ok, può piacerti il rap, ma che senso ha? “Mi piace il rap” non può solamente voler dire “mi piace sentir parlare velocemente su basi musicali alterne”, no, dev'esserci qualcosa di più. Son dubbioso, molto dubbioso su questo argomento. Mi sento un po' come Pavese quando ne “Il mestiere di vivere” afferma di non essere in grado di realizzare una composizione poetica su un paesaggio delle langhe, che vi riuscirebbe solamente se fosse un paesaggio piemontese, con il quale condivide un legame biologico, per la musica è una cosa simile, bisogna condividerla, averne la cultura per apprezzarla. Io non sono nero, non ho sperimentato il razzismo e se non mi inserisco in una prospettiva di studio non potrò mai capirlo appieno. Mi raccomando, “appieno”, questo non significa che non si debba ascoltarlo o che qualcuno non può trovarlo orecchiabile, semplicemente non è propriamente normale. Forse per questa ragione la maggior parte delle canzoni italiane hanno un tema confusamente drammatico, perché non si riconoscono in altri tipi di canzone, mah!

Riflessioni musicali (14)

Esistono delle elaborazioni artistiche, nel nostro caso delle canzoni, che non coincidono con quello che abitualmente a te piace, che non rientrano nel tuo “stile”, però ti colpiscono, ti impressionano, ti ipnotizzano e incatenano davanti al computer, alla TV o alla radio. Anche dopo averle riascoltate, magari più volte, non puoi (o forse non vuoi per via di pregiudizi e delle “mode sociali”) con certezza affermare che ti piacciono, ma neanche che son brutte. Hai quasi paura ad ammettere che le apprezzi. Vanno tenute di minor conto che i pezzi che davvero ti piacciono? Ha un valore questo magnetismo di certe composizioni? Perché, alla fine, noi tutti non conosciamo a pieno noi stessi, e anche quando crediamo di aver inquadrato alla perfezione i nostri gusti musicali in realtà da lì a pochi giorni, mesi e anni ci ritroveremmo ad ascoltare se non qualcosa di totalmente differente comunque qualcosa di diverso. 2 anni fa ascoltavo solo Linkin Park e Nu Metal, per esempio, orora sto ascoltando “This Time” di John Legend. Forse questi pezzi vanno comunque esaltati per essere luci che aprono la vista su un bivio. E niente è più bello, interessante, emozionante e eccitante dello scoprire che oltre che proseguire sulla nostra strada monodirezione potremmo imboccare una ramificazione della stessa.