venerdì 26 aprile 2013
Riflessioni Musicali (27)
Da quando ho letto Pavese mi è impossibile ascoltare il rap/hiphop. O meglio, diciamola tutta, il 95% del rap/hiphop. Sopravvivono, in questo campo, in pochi: da una parte tutte quelle canzoni che il mio orecchio apprezza più per la loro melodia che per il testo (e in questo atteggiamento non sono diverso dai ragazzini che urlavano e si strappavano i capelli davanti ai Beatles che sul palco gridavano “Twist And Shout”), e quindi un rap/hiphop che però percepisco come pop, dall'altra Macklemore, per ora l'unico artista rap/hiphop che conosco che affronta temi “diversi” e non banali. Non so se questa situazione dipenda dal fatto che il tema del ricordo pavesiano mi ha conficcato in profondità l'idea dell'impossibilità di dedicarsi a qualcosa che non fa parte del ricordo, che non è nostro “biologicamente”, che, come una ricerca senza risultati sulla nostra biografia del ricordo, non ha legami con noi.
Riflessioni Musicali (26)
Al momento non riesco a non lodare o ascoltare SGT. PEPPER'S LONELY HEART CLUB BAND. Come son cambiate le cose da qualche tempo fa quando dicevo che per me, oggigiorno, i Beatles erano inascoltabili, vero?
Riflessioni Musicali (25)
Più ci penso e più concludo che SGT. PEPPER'S LONELY HEART CLUB BAND sia un album eccezionale e che la sua problematicità stia proprio nel fatto che sia riuscito nell'inteno utopico e mitico di elevare il pop ad arte. E' il suo pregio ma anche il suo difetto. Per definizione, per necessità il pop non è arte nel senso puro ed estatico, ma quest'album lo è, è esattamente nel limbo, nel punto grigio, oscuro, cieco fra i due opposti.
Riflessioni Musicali (22-23-24)
(21) In questi giorni riflettevo insistentemente sul perché mi piacessero, o meglio, sentissi una così forte empatia con gli Oasis. Poi ho avuto l'illuminazione: il ricordo: a pensarci bene, ogni loro canzone che mi attrae mi da l'impressione di essere qualcosa che ho già ascoltato in passato, quand'ero bambino. E' come se la novità, il vero piacere, derivassero dal ricordo, dalla scoperta del ricordo; e dire che non è un'operazione facile, per niente, ci ho messo molto per scandagliare il fondale del mio inconscio e capire questa relazione. Forse allora tutto quello che ascolto mi piace perché in fondo l'ho già ascoltato in passato, in una forma identica o simile. Avrebbe un senso perché guardando il video di “In The End” dei Linkin, mi è venuta alla mente l'immagine di me, nella casa vecchia, seduto a terra, sul tappeto nero, di fronte alla televisione che vedevo ma non capivo quella canzone, che però mi attraeva. Oggi riascoltandola si è riaperto il ricordo in me e ciò ha generato incredibile passione. La passione è derivata dal ricordo. Avrebbe un senso anche nello spiegare perché non a tutti piace la stessa musica, perché, evidentemente, nell'età infantile ognuno ha avuto ascolti differenti. Il che però mi porta a due conseguenze:
1. E i Beatles? Significa che tutte quelle persone che li amavano avevano una stessa infanzia musicale?
2. Freud era un genio indiscusso.
Ecco perché non apprezzo Eric Clapton ed ecco perché improvvisamente ho trovato voglia e passione di leggere One Piece.
(22)1942 de “Il mestiere di vivere”, che coincidenza trovarmi a leggere Pavese proprio parallelamente a queste considerazioni, o forse la lettura di Pavese mi ha inconsciamente portato a queste considerazioni? Sinceramente non credo di poter rispondere. Però, fondamentalmente, quello che viene detto in quell'anno è esattamente quanto ho scritto l'ultima volta: il legame biologico che ha con il Piemonte e non con la Calabria, e quindi il ricordo, l'infanzia che lo tengono legato ad una determinata realtà piuttosto che ad un'altra, è alla base di tutta la sua arte. Fantastico, incredibilmente fantastico.
(23) O forse la cosa è più complicata di così: forse non è l'infanzia ma il tempo che è intercorso tra l'infanzia e la maturità. Forse sono necessari, chessò, 20 anni per comprendere certe cose. Quindi se uno le riceve a età 0, poi se ne ricorda a 20 anni e pensa che la passione scaturisca dal ricordo, ma se invece scaturisse proprio da quei 20 anni? Se a età 0 ascolti Mozart. A età 20 ti viene, riascoltandolo, incredibilmente a piacere, a età 40 potresti apprezzare ciò che di nuovo hai ascoltato nei 20; che non è molto però, perché tendenzialmente uno sarebbe portato ad ascoltare sempre quello che gli piace e che, quindi, deriva dal ricordo d'infanzia, e a 40 anni potrebbe non aver la possibilità di scoprire, attraverso il ricordo dei 20 anni, qualcosa di nuovo. Bisogna cercare, testare, sperimentare, andando contro questa tendenza, ascoltando qualcosa che non piace. Forse Eric Clapton, del quale sto ascoltando qualcosa, mi stupirà. Questa è l'unica obiezione logica che mi viene in mente contro questa esaltazione dell'età infantile, forse però il fatto che fosse tanto esaltata dipende proprio dal fatto che non c'è nulla di vero in tutto questo. In tal senso allora, davvero, infanzia > di qualsiasi altra età nel determinare gli interessi e le passioni dell'uomo.
Riflessioni Musicali (21)
I Want To Hold Your Hand – Beatles. Vogliamo parlarne? E' il prototipo di qualsiasi canzone pop di successo: 5/6 frasi, ritornello (due per la verità “I want to hold your hand” e “ I can't hide”). E non è un caso sia stato il loro ariete di sfodamento nel mondo americano, infatti tutti i grandi successi di questi anni (successi pop, intendiamoci) son così, alla fin fine. Ora mi è anche più chiaro il discorso che facevo qualche giorno fa: le parole hanno, spesso, un ruolo veramente molto poco significativo. Qui c'è indubbiamente la tematica amorosa di leggerezza, ma chi se ne fregava allora? E quindi è confermata la sua totale inutilità.
Riflessioni Musicali (20)
Quando sentirò qualcuno dire che “Bettersweet symphony” è una brutta canzone o che non gli piace, allorà il mondo avrà veramente avuto la sua fine.
Riflessioni Musicali (19)
In ogni caso credo ci sia una tendenza a sottovalutare il rock.n.roll solo perché testi sembrano stupidi quando vengono messi su carta. Voglio sollevare due questioni. La prima è che non è giusto paragonare il r'n'r con Gershwin, Rodgers, Porter, Kern e altri, come se prima del r'n'r non esistesse altro che un ininterrotto flusso di melodiosità. E' il solito inganno delle memoria creato dalla nostalgia […]. Le canzoni dei Beatles mi piacciono malgrado la banaltà dei testi, ma nel r'n'r le parole servono solo a mascherare il significato martellante e ritualistico del ritmo. E' nel ritmo che la passione e l'unità si esprimo in modo più significativo, ed è anche quello che i ragazzi del pubblico sottolineano con i loro strilli, mentre buttano fuori le parole che hanno già sentito migliaia di volte.
(The village voice – 27 agosto 1964)
Eh. Davvero molto. E' tutto lì. Mi son interrogato per mesi sul perché i testi di canzoni di incredibile successo (Ascoltavo, come già detto, Aftermath, Beggars Banquet e tanti altri, tentendo sotto mano i testi delle loro canzoni e non ne capivo l'eccezionalità) e finalmente ero giusto a trovare una soluzione, da quest'articolo chiaramente espressa: le parole, nel r'n'r (ma, evidentemente, possiamo estendere il discorso a tantissimi generi musicali) hanno un'importanza davvero solamente relativa, spesso ci leghiamo e stringiamo con la stessa forza di un naufrago durante ad una tempesta ad un'asse di legno per rimanere a galla a parole semplici, banali, per farci guidare davvero dal ritmo, dalla melodia, dalla musicalità (qui sta il perché del gran successo di Skrillex, probabilmente), qui sta tutta l'essenza del successo della musica.Qui, tutto è qui. Tasta evidentemente corde remote, profondissime dell'animo umano.
Riflessioni Musicali (18)
Lester Bangs, celebre critico rock statunitense, in un primo momento non apprezzò particolarmente il disco, salvo poi ricredersi totalmente definendolo un capolavoro assoluto. A proposito di Exile disse che parlava principalmente di "sopravvissuti".
«Exile on Main Street è uscito solo 3 mesi fa e praticamente mi sono fatto venire l'ulcera e anche le emorroidi cercando di farmelo piacere in qualche modo. Alla fine ho lasciato perdere, ho scritto una recensione che era una stroncatura quasi totale e ho cercato di levarmelo dalla testa. Un paio di settimane dopo sono tornato in California, me ne sono procurato una copia per vedere se per caso era migliorato col tempo, e mi ha fatto cadere dalla sedia. Ora penso che forse sia il disco più bello degli Stones in assoluto.»
(Lester Bangs, 1972.)
Penso sia questa un'assoluta, importante conferma su una delle questioni che maggiormente martellano la mia mente nel rivolgerla verso questioni musicali. Dopo tanti ascolti deludenti, trascorso un periodo di “fermentazione”, l'album è venuto a piacere. Eh, non è cosa da poco, non è cosa da poco. Quale siano le ragioni dietro questo fenomeno sinceramente non lo so con certezza, non vorrei banalizzare con un “cambiato periodo di vita, sentimenti, stati d'animo è cambiata anche la sua concezione”, sì, sicuramente questo è un aspetto della faccenda, ma, appunto, UNA sfaccettatura della questione, che invece ritengo ben più profonda.
Riflessioni Musicali (17)
Perché la musica italiana cerca così forzatamente, con così tanta ostinazione l'empatia con l'ascoltatore? Perché non si riesce a parlare di qualcosa che magari non centra nulla (però dire questa cosa mi mette in una posizione contraddittoria rispetto a quello che dicevo qualche giorno fa su Lupe Fiasco) con la vita sentimentale, del cuore? Parlare di altro. Anche di stupidità, banalità, può davvero aiutare. Va bene cercare questa empatia in certi casi, ma non con così tanta costanza e soprattutto non senza un tocco di intellettualità, se mi parla di amore Vinicio Capossela lo accetto ed apprezzo, ma se lo fa Marco Mengoni, purtroppo, non riesco a farmelo piacere.
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