venerdì 26 aprile 2013
Riflessioni Musicali (22-23-24)
(21) In questi giorni riflettevo insistentemente sul perché mi piacessero, o meglio, sentissi una così forte empatia con gli Oasis. Poi ho avuto l'illuminazione: il ricordo: a pensarci bene, ogni loro canzone che mi attrae mi da l'impressione di essere qualcosa che ho già ascoltato in passato, quand'ero bambino. E' come se la novità, il vero piacere, derivassero dal ricordo, dalla scoperta del ricordo; e dire che non è un'operazione facile, per niente, ci ho messo molto per scandagliare il fondale del mio inconscio e capire questa relazione. Forse allora tutto quello che ascolto mi piace perché in fondo l'ho già ascoltato in passato, in una forma identica o simile. Avrebbe un senso perché guardando il video di “In The End” dei Linkin, mi è venuta alla mente l'immagine di me, nella casa vecchia, seduto a terra, sul tappeto nero, di fronte alla televisione che vedevo ma non capivo quella canzone, che però mi attraeva. Oggi riascoltandola si è riaperto il ricordo in me e ciò ha generato incredibile passione. La passione è derivata dal ricordo. Avrebbe un senso anche nello spiegare perché non a tutti piace la stessa musica, perché, evidentemente, nell'età infantile ognuno ha avuto ascolti differenti. Il che però mi porta a due conseguenze:
1. E i Beatles? Significa che tutte quelle persone che li amavano avevano una stessa infanzia musicale?
2. Freud era un genio indiscusso.
Ecco perché non apprezzo Eric Clapton ed ecco perché improvvisamente ho trovato voglia e passione di leggere One Piece.
(22)1942 de “Il mestiere di vivere”, che coincidenza trovarmi a leggere Pavese proprio parallelamente a queste considerazioni, o forse la lettura di Pavese mi ha inconsciamente portato a queste considerazioni? Sinceramente non credo di poter rispondere. Però, fondamentalmente, quello che viene detto in quell'anno è esattamente quanto ho scritto l'ultima volta: il legame biologico che ha con il Piemonte e non con la Calabria, e quindi il ricordo, l'infanzia che lo tengono legato ad una determinata realtà piuttosto che ad un'altra, è alla base di tutta la sua arte. Fantastico, incredibilmente fantastico.
(23) O forse la cosa è più complicata di così: forse non è l'infanzia ma il tempo che è intercorso tra l'infanzia e la maturità. Forse sono necessari, chessò, 20 anni per comprendere certe cose. Quindi se uno le riceve a età 0, poi se ne ricorda a 20 anni e pensa che la passione scaturisca dal ricordo, ma se invece scaturisse proprio da quei 20 anni? Se a età 0 ascolti Mozart. A età 20 ti viene, riascoltandolo, incredibilmente a piacere, a età 40 potresti apprezzare ciò che di nuovo hai ascoltato nei 20; che non è molto però, perché tendenzialmente uno sarebbe portato ad ascoltare sempre quello che gli piace e che, quindi, deriva dal ricordo d'infanzia, e a 40 anni potrebbe non aver la possibilità di scoprire, attraverso il ricordo dei 20 anni, qualcosa di nuovo. Bisogna cercare, testare, sperimentare, andando contro questa tendenza, ascoltando qualcosa che non piace. Forse Eric Clapton, del quale sto ascoltando qualcosa, mi stupirà. Questa è l'unica obiezione logica che mi viene in mente contro questa esaltazione dell'età infantile, forse però il fatto che fosse tanto esaltata dipende proprio dal fatto che non c'è nulla di vero in tutto questo. In tal senso allora, davvero, infanzia > di qualsiasi altra età nel determinare gli interessi e le passioni dell'uomo.
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