mercoledì 13 novembre 2013
Riflessioni Musicali (40)
Ultimamente mi sento molto d'accordo con una frase di David Bowie trovata su Rolling Stone: “gli italiani non hanno veramente bisogno del rock”. Eh. Eh. Eh. E' alquanto efficace, e direi vera, non penso che noi italiani abbiamo veramente bisogno del rock. Tra l'altro mi sto sempre più rendendo conto di come sia difficile fare propria una realtà musicale che non è nata, non ha le origini nel nostro territorio (geografico e culturale). Mi chiedo se mai capirò davvero i Doors, i Rolling Stones, i Beatles, ma anche tutti gli altri Forse per gli Oasis è più facile, per quella questione sull'empatia.
Riflessioni Musicali (39)
Attualmente uno dei miei problemi più importanti sulla musica è legato alla lingua. Oggi, in particolare, guardavo le canzoni sul mio iPod e a momenti una abissale vertigine mi colpiva. Devo effettivamente accettare e rendermi conto di conoscere il testo di davvero pochissime delle mie canzoni (soprattutto, ovviamente, rap) e questo è inaccettabile. Non posso nemmeno azzardarmi a dire che mi piace una canzone se neanche la conosco nella sua totalità. In più sto mettendo troppa roba sul fuoco, il che rende tutto più complicato. Solo che trovo davvero poche soluzioni. Penso sia il caso di stapare dei fogli su cui ho tutto, traduzione e testo.
Riflessioni Musicali (38)
Considerando il “piacere”, con riferimento alla musica, come la naturale nascita in te della voglia di ascoltare una determinata canzone e il provare piacere nel metterlo effettivamente in atto, credo che ad un ragazzo di 21 anni italiano come me non possa piacere il rap anni '90. Questo perché il 95% del valore di queste canzoni sta nel testo e noi ci troviamo fortemente limitati da questo fattore:
A meno di essere madrelingua (ma anche in quel caso non son proprio sicuro si riesca) non si è in grado di capire direttamente il testo mentre questo viene cantato.
L'uso di espressioni slang, modi di dire, citazioni interne ad una cultura e, soprattutto, subcultura, come quella americana e afroamericana rende difficile comprendere il significato del testo
Possiamo solamente avvicinarci ad un afroamericano nella comprensione del testo (che comunque ritengo non ci sarà mai chiaro del tutto) attraverso la lettura del testo stesso. Ma anche questa è una limitazione perché, al di là della necessità di spiegazioni per i motivi di cui sopra, il testo può essere letto una volta, due volte, tre volte, ma non sarà mai sempre con noi, il modo corretto sarebbe di impararlo a memoria, ma risulta evidente che imparare a memoria tutti i brani di tutti gli album di rilievo è cosa impossibile. Queste sono le mie considerazioni dopo l'ascolto di “The Message” di Grandmaster Flesh and the Furious Five, classificata al primo posto da Rolling Stone fra le migliori canzoni rap della storia.
Riflessioni Musicali (37)
Al momento il dubbio esistenziale sulla musica che mi preme risolvere maggiormente riguarda l'associazione tra ascolto e luogo/tempo. Ovvero, sono al momento decisamente convinto che una determinata canzone non possa essere ascoltata sempre e ovunque, ma abbia non solo momenti/locazioni che la valorizzano al massimo, ma, in certi casi, un momento/locazione necessario, senza il quale, mancando il quale, la canzone perde tutto il suo senso e la sua potenza espressiva. O, viceversa, forse più corretto, ma devo rifletterci, momenti/locazioni dove viene totalmente azzerata, come “My Immortal” degli Evanescence in discoteca. E forse è questo alla base della scarsa attenzione che viene al momento riservata al rock, metal e simili. Questo e i nuovi suoni che caratterizzano la vita urbana.
Riflessioni Musicali (35-36)
Riflessioni Musicali (35)
Ho iniziato da poco l'ascolto di Edoardo Bennato, respettivamente di un LP e una raccolta e ho trovato delle creazioni davvero interessanti, orecchiabili, sorprendente.
Riflessioni Musicali (36)
Finora ho sempre riflettuto così: una canzone (storica) è bella oggettivamente, chi non la apprezza in realtà non la capisce = insufficienza culturale/intellettuale. E' fondamentalmente quello che dice Hume. Io ho la stessa visione di Hume, peccato Kant e il mio prof la ritengano totalmente spazzatura. Bene, questo è lo slancio che mi serve.
Riflessioni Musicali (34)
Quando ascolto una canzone, una canzone qualsiasi, anche, sorprendentemente, se questa non mi piace, si crea un buco nel muro che ho davanti, parete che rappresenta il mio limite, definibile come l'insieme delle cose che mi piacciono, che ho ascoltato. Per questa ragione ascoltare qualsiasi cosa fa bene, fa bene all'orizzonte mentale. Ampia incredibilmente il perimetro che ti circoscrive e, chissà, magari in un futuro ti porterà a capire, apprezzare quel che hai ascoltato.
Riflessioni Musicali (33)
Alcune canzoni sono come chewin' gum: molto intense all'inizio, poi il sapore va pian piano scemando, fin quando non rimane solamente una molliccia gomma che rimbalza fra i denti, a cui rimane indistricabilmente legato un ricordo gustoso e illusorio. E' una definizione di pop: canzoni da masticare.
Riflessioni Musicali (32)
Mi son recentemente avviato all'ascolto dei Led Zeppelin e penso che certe canzoni immortali mantengano questo statuto, lo possiede Whole Lotta Love, per esempio, ma molte altre (dal momento che ogni pezzo loro è glorificato) lo han visto progressivamente logorato dal tempo. Le ragioni? Beh innanzitutto i Led Zeppelin sono unanimemente considerati i pionieri di uno stile musicale duro, rock, hard rock, metal che sia, e mi son approcciato a loro dopo tanti gruppi come Linkin Park che, bene o male, avevan già “insegnato” a me cosa fosse il metal, pur non essendo loro puristi del genere, né tantomeno iniziatori dello stesso. Penso che all'orecchio di un qualsiasi moderno la forza dei loro successi sia fortemente, immensamente diminuito, l'età d'oro del rock si è conclusa, purtroppo.
Riflessioni Musicali (32)
Mi son recentemente avviato all'ascolto dei Led Zeppelin e penso che certe canzoni immortali mantengano questo statuto, lo possiede Whole Lotta Love, per esempio, ma molte altre (dal momento che ogni pezzo loro è glorificato) lo han visto progressivamente logorato dal tempo. Le ragioni? Beh innanzitutto i Led Zeppelin sono unanimemente considerati i pionieri di uno stile musicale duro, rock, hard rock, metal che sia, e mi son approcciato a loro dopo tanti gruppi come Linkin Park che, bene o male, avevan già “insegnato” a me cosa fosse il metal, pur non essendo loro puristi del genere, né tantomeno iniziatori dello stesso. Penso che all'orecchio di un qualsiasi moderno la forza dei loro successi sia fortemente, immensamente diminuito, l'età d'oro del rock si è conclusa, purtroppo.
Riflessioni Musicali (31)
“Memories of everything
Of lemon trees on mercury”
Si tratta di un estratto di “On Mercury” dei Red Hot Chili Peppers. Avverto un eco di Lucy In The Sky With Diamonds, si tratta di ricordi di alberi di limone su Mercurio. Ovviamente “nonsense”poetico, allucinazione, accozzaglia di termini con una valenza melodica, sì, ma bellissimo. L'immagine, ma neanche, non una vera immagine, anzi, immaginandomelo realisticamente non avrebbe davvero potere, vedo un enorme pianeta blu con alberi gialloverdi che si allungano da esso, ma l'espressione in sé ha un'incredibile significato, quasi come se gli alberi di limone su Mercurio fossero davvero parte della nostra memoria, del nostro ricordo. Eccezionale davvero, non riesco a non collegare tutto questo a quell'arte surrealistico-astrattista-pollockiana che sto iniziando a nasare in questo periodo, chissà.
Riflessioni Musicali (30)
Blur Vs Oasis sembra essere ovunque una contrapposizione celebre e necessaria, sotto un comune denominatore che è il britpop. Ora, a parte l'immortale Song 2, dei Blur mi piace davvero poco, mentre degli Oasis tantissime cose. Per quanto sia una delle tante coppie di opposti nel lungo sviluppo storico della musica, necessariamente dovrebbero un minimo essere apprezzate entrambe dalla stessa persona, che mostra interesse verso quel tipo di musica. Intendo, se tra West e East Coast preferisci la prima va bene, ma comunque preferiresti sicuramente ascoltare East Coast che altri generi musicali, come la classica, proprio perché punto fisso è la preferenza per il rap. Questo scarso interesse per i Blur mi ha portato a pensare che, forse, il britpop degli anni '90 è veramente defunto e che la “vittoria” degli Oasis, nonché l'amore che ho verso di loro, siano determinati proprio da quel legame empatico, emozionale che ti ancora saldamente a certe loro espressioni, a volte solo parole, e melodie. L'immortalità sta proprio in questo, nel saper toccare corde naturali e primitive, istintive del nostro cuore.
Riflessioni Musicali (29)
Quello che accade quando ascoltiamo canzoni pop, nella maggior parte dei casi, e parlo anche dei Beatles, è un naufragio. La tempesta, il turbine, il ciclone che spazza via la nostra nave, a volte possente e rocciosa, altre leggera e delicata è la melodia, noi siamo i poveri marinai che si trovano improvvisamente scagliati nel profondo oceano e cercano velocemente e nella paura più totale di riemergere nella schiuma di note, fin quando non trovano un pezzo di legno, magari della prua della nave, ora totalmente frammentata, la parola. La parola che stabilisce l'empatia.
Riflessioni Musicali (28)
Ancora non riesco, purtroppo, a comprendere la differenza tra un'opera apprezzata da un critico e un'opera “pop”, apprezzata dal pubblico. Cioè: nella maggior parte dei casi mi trovo a non piacere una canzone criticamente eccezionale, mentre adoro una canzone criticamente discreta/decente/banale. Quello che non è capisco è: è solamente un fatto di cultura e quindi se io incrementassi la mia conoscenza della musica (ma anche della letteratura, dell'arte, etc.) raggiungerei, pur considerando variabili socio-storiche, alla loro stessa conclusione oppure no? E allora un altro interrogativo che mi sorge è: ma siamo sicuri che siano così belle se richiedono tanto studio dietro? Forse sono fatte apposta per piacere solo agli intellettuali, ma allora che senso ha tutto questo?
martedì 24 settembre 2013
Rush.
Recentemente ho potuto degustarmi in santa pace, prescindendo da aperitivi, pub chiassosi, incontri noiosi e altri fastidi rumorosi, Rush, ultima creazione di Ron Howard. Prima di tutto è necessario chiarire che non ho la benché minima conoscenza del mondo delle corse automobilistiche (mai visto un campionato di Formula 1) né tanto meno delle auto in sé.
Non posso dire di averlo amato follemente, ma non mi è dispiacuto, sì, possiamo dire così: non mi è dispiaciuto. Una cosa che mi ha dato fastidio, è che mi son sentito un po' preso in giro come spettatore, nel senso che ci sono dialoghi (come quello fra Niki e James dopo la vittoria da parte del primo del campionato mondiale) troppo palesemente strumentalizzati, non si lascia più allo spettatore il gusto di capire che l'intezione del regista era quella di riflettere sulla diversità e distanza di carattere fra i due piloti, ma glielo si sbatte in faccia. Per evitare il rischio di non venire capito, viene costruito un dialogo dove Niki dice chiaramente che quello che lo discosta in maniera così significativa dall'altro è la sua disciplina, il suo rigore. Il film poi è velocissimo, vengono rapidamente fatti sfilare in successione i titoli dei vari campionati e l'indicazione di chi li ha vinti, okay, sicuarmente sarebbe stato impossibile realizzarli per intero, integralmente, però neanche così mi è sembrato molto sensato. Il film comunque è certamente godibile, adrenalinico in certi punti e un interessante spaccato (forse, però, appunto, troppo condensato) di quel celebre scontro.
venerdì 26 aprile 2013
Riflessioni Musicali (27)
Da quando ho letto Pavese mi è impossibile ascoltare il rap/hiphop. O meglio, diciamola tutta, il 95% del rap/hiphop. Sopravvivono, in questo campo, in pochi: da una parte tutte quelle canzoni che il mio orecchio apprezza più per la loro melodia che per il testo (e in questo atteggiamento non sono diverso dai ragazzini che urlavano e si strappavano i capelli davanti ai Beatles che sul palco gridavano “Twist And Shout”), e quindi un rap/hiphop che però percepisco come pop, dall'altra Macklemore, per ora l'unico artista rap/hiphop che conosco che affronta temi “diversi” e non banali. Non so se questa situazione dipenda dal fatto che il tema del ricordo pavesiano mi ha conficcato in profondità l'idea dell'impossibilità di dedicarsi a qualcosa che non fa parte del ricordo, che non è nostro “biologicamente”, che, come una ricerca senza risultati sulla nostra biografia del ricordo, non ha legami con noi.
Riflessioni Musicali (26)
Al momento non riesco a non lodare o ascoltare SGT. PEPPER'S LONELY HEART CLUB BAND. Come son cambiate le cose da qualche tempo fa quando dicevo che per me, oggigiorno, i Beatles erano inascoltabili, vero?
Riflessioni Musicali (25)
Più ci penso e più concludo che SGT. PEPPER'S LONELY HEART CLUB BAND sia un album eccezionale e che la sua problematicità stia proprio nel fatto che sia riuscito nell'inteno utopico e mitico di elevare il pop ad arte. E' il suo pregio ma anche il suo difetto. Per definizione, per necessità il pop non è arte nel senso puro ed estatico, ma quest'album lo è, è esattamente nel limbo, nel punto grigio, oscuro, cieco fra i due opposti.
Riflessioni Musicali (22-23-24)
(21) In questi giorni riflettevo insistentemente sul perché mi piacessero, o meglio, sentissi una così forte empatia con gli Oasis. Poi ho avuto l'illuminazione: il ricordo: a pensarci bene, ogni loro canzone che mi attrae mi da l'impressione di essere qualcosa che ho già ascoltato in passato, quand'ero bambino. E' come se la novità, il vero piacere, derivassero dal ricordo, dalla scoperta del ricordo; e dire che non è un'operazione facile, per niente, ci ho messo molto per scandagliare il fondale del mio inconscio e capire questa relazione. Forse allora tutto quello che ascolto mi piace perché in fondo l'ho già ascoltato in passato, in una forma identica o simile. Avrebbe un senso perché guardando il video di “In The End” dei Linkin, mi è venuta alla mente l'immagine di me, nella casa vecchia, seduto a terra, sul tappeto nero, di fronte alla televisione che vedevo ma non capivo quella canzone, che però mi attraeva. Oggi riascoltandola si è riaperto il ricordo in me e ciò ha generato incredibile passione. La passione è derivata dal ricordo. Avrebbe un senso anche nello spiegare perché non a tutti piace la stessa musica, perché, evidentemente, nell'età infantile ognuno ha avuto ascolti differenti. Il che però mi porta a due conseguenze:
1. E i Beatles? Significa che tutte quelle persone che li amavano avevano una stessa infanzia musicale?
2. Freud era un genio indiscusso.
Ecco perché non apprezzo Eric Clapton ed ecco perché improvvisamente ho trovato voglia e passione di leggere One Piece.
(22)1942 de “Il mestiere di vivere”, che coincidenza trovarmi a leggere Pavese proprio parallelamente a queste considerazioni, o forse la lettura di Pavese mi ha inconsciamente portato a queste considerazioni? Sinceramente non credo di poter rispondere. Però, fondamentalmente, quello che viene detto in quell'anno è esattamente quanto ho scritto l'ultima volta: il legame biologico che ha con il Piemonte e non con la Calabria, e quindi il ricordo, l'infanzia che lo tengono legato ad una determinata realtà piuttosto che ad un'altra, è alla base di tutta la sua arte. Fantastico, incredibilmente fantastico.
(23) O forse la cosa è più complicata di così: forse non è l'infanzia ma il tempo che è intercorso tra l'infanzia e la maturità. Forse sono necessari, chessò, 20 anni per comprendere certe cose. Quindi se uno le riceve a età 0, poi se ne ricorda a 20 anni e pensa che la passione scaturisca dal ricordo, ma se invece scaturisse proprio da quei 20 anni? Se a età 0 ascolti Mozart. A età 20 ti viene, riascoltandolo, incredibilmente a piacere, a età 40 potresti apprezzare ciò che di nuovo hai ascoltato nei 20; che non è molto però, perché tendenzialmente uno sarebbe portato ad ascoltare sempre quello che gli piace e che, quindi, deriva dal ricordo d'infanzia, e a 40 anni potrebbe non aver la possibilità di scoprire, attraverso il ricordo dei 20 anni, qualcosa di nuovo. Bisogna cercare, testare, sperimentare, andando contro questa tendenza, ascoltando qualcosa che non piace. Forse Eric Clapton, del quale sto ascoltando qualcosa, mi stupirà. Questa è l'unica obiezione logica che mi viene in mente contro questa esaltazione dell'età infantile, forse però il fatto che fosse tanto esaltata dipende proprio dal fatto che non c'è nulla di vero in tutto questo. In tal senso allora, davvero, infanzia > di qualsiasi altra età nel determinare gli interessi e le passioni dell'uomo.
Riflessioni Musicali (21)
I Want To Hold Your Hand – Beatles. Vogliamo parlarne? E' il prototipo di qualsiasi canzone pop di successo: 5/6 frasi, ritornello (due per la verità “I want to hold your hand” e “ I can't hide”). E non è un caso sia stato il loro ariete di sfodamento nel mondo americano, infatti tutti i grandi successi di questi anni (successi pop, intendiamoci) son così, alla fin fine. Ora mi è anche più chiaro il discorso che facevo qualche giorno fa: le parole hanno, spesso, un ruolo veramente molto poco significativo. Qui c'è indubbiamente la tematica amorosa di leggerezza, ma chi se ne fregava allora? E quindi è confermata la sua totale inutilità.
Riflessioni Musicali (20)
Quando sentirò qualcuno dire che “Bettersweet symphony” è una brutta canzone o che non gli piace, allorà il mondo avrà veramente avuto la sua fine.
Riflessioni Musicali (19)
In ogni caso credo ci sia una tendenza a sottovalutare il rock.n.roll solo perché testi sembrano stupidi quando vengono messi su carta. Voglio sollevare due questioni. La prima è che non è giusto paragonare il r'n'r con Gershwin, Rodgers, Porter, Kern e altri, come se prima del r'n'r non esistesse altro che un ininterrotto flusso di melodiosità. E' il solito inganno delle memoria creato dalla nostalgia […]. Le canzoni dei Beatles mi piacciono malgrado la banaltà dei testi, ma nel r'n'r le parole servono solo a mascherare il significato martellante e ritualistico del ritmo. E' nel ritmo che la passione e l'unità si esprimo in modo più significativo, ed è anche quello che i ragazzi del pubblico sottolineano con i loro strilli, mentre buttano fuori le parole che hanno già sentito migliaia di volte.
(The village voice – 27 agosto 1964)
Eh. Davvero molto. E' tutto lì. Mi son interrogato per mesi sul perché i testi di canzoni di incredibile successo (Ascoltavo, come già detto, Aftermath, Beggars Banquet e tanti altri, tentendo sotto mano i testi delle loro canzoni e non ne capivo l'eccezionalità) e finalmente ero giusto a trovare una soluzione, da quest'articolo chiaramente espressa: le parole, nel r'n'r (ma, evidentemente, possiamo estendere il discorso a tantissimi generi musicali) hanno un'importanza davvero solamente relativa, spesso ci leghiamo e stringiamo con la stessa forza di un naufrago durante ad una tempesta ad un'asse di legno per rimanere a galla a parole semplici, banali, per farci guidare davvero dal ritmo, dalla melodia, dalla musicalità (qui sta il perché del gran successo di Skrillex, probabilmente), qui sta tutta l'essenza del successo della musica.Qui, tutto è qui. Tasta evidentemente corde remote, profondissime dell'animo umano.
Riflessioni Musicali (18)
Lester Bangs, celebre critico rock statunitense, in un primo momento non apprezzò particolarmente il disco, salvo poi ricredersi totalmente definendolo un capolavoro assoluto. A proposito di Exile disse che parlava principalmente di "sopravvissuti".
«Exile on Main Street è uscito solo 3 mesi fa e praticamente mi sono fatto venire l'ulcera e anche le emorroidi cercando di farmelo piacere in qualche modo. Alla fine ho lasciato perdere, ho scritto una recensione che era una stroncatura quasi totale e ho cercato di levarmelo dalla testa. Un paio di settimane dopo sono tornato in California, me ne sono procurato una copia per vedere se per caso era migliorato col tempo, e mi ha fatto cadere dalla sedia. Ora penso che forse sia il disco più bello degli Stones in assoluto.»
(Lester Bangs, 1972.)
Penso sia questa un'assoluta, importante conferma su una delle questioni che maggiormente martellano la mia mente nel rivolgerla verso questioni musicali. Dopo tanti ascolti deludenti, trascorso un periodo di “fermentazione”, l'album è venuto a piacere. Eh, non è cosa da poco, non è cosa da poco. Quale siano le ragioni dietro questo fenomeno sinceramente non lo so con certezza, non vorrei banalizzare con un “cambiato periodo di vita, sentimenti, stati d'animo è cambiata anche la sua concezione”, sì, sicuramente questo è un aspetto della faccenda, ma, appunto, UNA sfaccettatura della questione, che invece ritengo ben più profonda.
Riflessioni Musicali (17)
Perché la musica italiana cerca così forzatamente, con così tanta ostinazione l'empatia con l'ascoltatore? Perché non si riesce a parlare di qualcosa che magari non centra nulla (però dire questa cosa mi mette in una posizione contraddittoria rispetto a quello che dicevo qualche giorno fa su Lupe Fiasco) con la vita sentimentale, del cuore? Parlare di altro. Anche di stupidità, banalità, può davvero aiutare. Va bene cercare questa empatia in certi casi, ma non con così tanta costanza e soprattutto non senza un tocco di intellettualità, se mi parla di amore Vinicio Capossela lo accetto ed apprezzo, ma se lo fa Marco Mengoni, purtroppo, non riesco a farmelo piacere.
sabato 2 marzo 2013
Riflessioni musicali (16)
Stavo ascoltando l'album “Toto IV” dei Toto e ho avuto un flash, una citazione del “Galileo” di Bertolt Brecht:
« Sventurata la terra che non ha eroi!» [Andrea]
«[…] No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.» [Galileo]
Ecco cos'erano, forse, i Toto: eroi. Non magari Superman, Sentry o Hulk, magari qualche eroe minore, di quelli che rimangono in sordina ma che, proprio per questo, a volte, sono tra i più eccitanti, qualcuno come Occhio di Falco, Luke Cage, eroi così, insomma, ma pur sempre eroi. Anche se nella memoria collettiva fondamentalmente è riuscita ad imprimersi con efficacia solamente “Africa”, hanno lasciato un segno. Forse è questo che non riescono a fare gli artisti moderni: lasciare un segno, essere eroi.
La mia è una generazione che ha ancora eroi, eroi per lo più legati all'infanzia, dagli Exogini e DragonBall, ma ora, in età adulta (giusto per capirci) questi non hanno più una valenza. Negli anni '80 invece esistevano molti eroi, se ne vedevano da tutte le parti, modelli, colonne, sostegni da quando nascevi a quando crescevi. E in tutto questo io posso dirmi fortunato, proprio perché qualcosa nel mio passato si è cristallizzato in forma eroica, ma le generazioni moderne? Come faranno senza eroi? Come faranno?
Riflessioni musicali (15)
Ascoltando “Lupe Fiasco's Food & Liquor II: The Great American Rap Album”, più precisamente davanti alle canzoni che affrontano il tema del razzismo in una prospettiva storica, quindi più descrivendo una situazione che attaccandola (è possibile farlo?), mi son chiesto, che senso hanno nella mia vita questo tipo di elaborazioni musicali? Cioè, perché io dovrei ascoltare una canzone che parla del razzismo? Per studiare il razzismo, ok, ci sta, ma non certo per divertirmi, cioè non posso pensare di ascoltare questi pezzi per passare il tempo, per rilassare il cervello. Questo è uno dei miei problemi principali: come è possibile conciliare il tema di una certa canzone con il momento in cui la si ascolta? Forse ascoltiamo solamente attratti dal ritmo, dalla melodia o forse perché proviamo un senso di empatia con certe parole, frasi ed espressioni, con un certo modo di dire le cose, magari. Però non posso pensare che uno come me ascolti canzoni sul razzismo se non per studiare il razzismo: ok, può piacerti il rap, ma che senso ha? “Mi piace il rap” non può solamente voler dire “mi piace sentir parlare velocemente su basi musicali alterne”, no, dev'esserci qualcosa di più. Son dubbioso, molto dubbioso su questo argomento. Mi sento un po' come Pavese quando ne “Il mestiere di vivere” afferma di non essere in grado di realizzare una composizione poetica su un paesaggio delle langhe, che vi riuscirebbe solamente se fosse un paesaggio piemontese, con il quale condivide un legame biologico, per la musica è una cosa simile, bisogna condividerla, averne la cultura per apprezzarla. Io non sono nero, non ho sperimentato il razzismo e se non mi inserisco in una prospettiva di studio non potrò mai capirlo appieno. Mi raccomando, “appieno”, questo non significa che non si debba ascoltarlo o che qualcuno non può trovarlo orecchiabile, semplicemente non è propriamente normale. Forse per questa ragione la maggior parte delle canzoni italiane hanno un tema confusamente drammatico, perché non si riconoscono in altri tipi di canzone, mah!
Riflessioni musicali (14)
Esistono delle elaborazioni artistiche, nel nostro caso delle canzoni, che non coincidono con quello che abitualmente a te piace, che non rientrano nel tuo “stile”, però ti colpiscono, ti impressionano, ti ipnotizzano e incatenano davanti al computer, alla TV o alla radio. Anche dopo averle riascoltate, magari più volte, non puoi (o forse non vuoi per via di pregiudizi e delle “mode sociali”) con certezza affermare che ti piacciono, ma neanche che son brutte. Hai quasi paura ad ammettere che le apprezzi. Vanno tenute di minor conto che i pezzi che davvero ti piacciono? Ha un valore questo magnetismo di certe composizioni? Perché, alla fine, noi tutti non conosciamo a pieno noi stessi, e anche quando crediamo di aver inquadrato alla perfezione i nostri gusti musicali in realtà da lì a pochi giorni, mesi e anni ci ritroveremmo ad ascoltare se non qualcosa di totalmente differente comunque qualcosa di diverso. 2 anni fa ascoltavo solo Linkin Park e Nu Metal, per esempio, orora sto ascoltando “This Time” di John Legend. Forse questi pezzi vanno comunque esaltati per essere luci che aprono la vista su un bivio. E niente è più bello, interessante, emozionante e eccitante dello scoprire che oltre che proseguire sulla nostra strada monodirezione potremmo imboccare una ramificazione della stessa.
sabato 16 febbraio 2013
La canzone della settimana #4 (11/2 - 17/2)
The queen of Hip Hop and R&B soul!
Sì, la canzone che più mi ha ispirato questa settimana è una delle più celebri di Mary J.Blige: No More Drama, tratta dall'omonimo album del 2001.
La canzone è particolarmente struggente e descrive la stanchezza, la spossatezza di una donna che non riesce più a sopportare il continuo presentarsi di situazioni drammatiche nella propria vita, a partire, come sempre, da quelle amorose. E' una canzone che ho adorato fin dal primo ascolto e che consiglio di ascoltare anche nelle sue versioni live (la sua performance ai Grammy Awards per esempio è fantastica) dove canta con un sentimento, una passione, un cuore che solo chi ha provato davvero certi tipi di sofferenza può avere e riuscire a trasmettere.
E' il canto liberatorio di una donna che si è stancata, che non ne può più ma che, contemporaneamente, riesce ad andare avanti, che decide di continuare a lottare e non arrendersi che, appunto, dice no alla sofferenza e al dramma, come chiaramente rivelano le parole "It's up to us to choose / Whether we win or loose / And I choose to win". E' la voce del "non ho bisogno di te, posso andare avanti da sola", tutti coloro che si perdono nella depressione dovrebbero ascoltare queta composizione, per poter non smarrire la strada e riprendere a superare gli ostacoli della vita come facevano prima.
Davvero incredibile, strabiliante.
Voto PERSONALE: 9/10
Broken heart again
Another lesson learn
Better know your friends
Or else you will get burned
Gotta count on me
Cause I can guarantee
That I'll be fine
martedì 29 gennaio 2013
sabato 26 gennaio 2013
Riflessioni musicali (13)
Sarei curioso di sapere se vi sono elaborazioni teoriche di stampo musicale sul rap/HipHop. Nel senso, qualcuno si è mai chiesto (e se è così, dato una risposta) sull'interesse generale, moderno nei confronti del rap/HipHop? La caratteristica più palese è un'alta concentrazione di parole, che si sia attratti da questo? Sarebbe curioso, forse siamo attratti dalle parole? Le parole si presenterebbero allora come strade che guidano le nostre personalità confuse e indistinte, sole, forse, chissà.
Riflessioni musicali (12)
Che sia iniziata una nuova era punk? Dovrei approfondire il tema punk, inizio a pensare che ci siano
grandi somiglianze con la gioventù moderna.
Riflessioni musicali (11)
Ascoltando “Living Things” dei Linkin Park ho sicuramente trovato tante belle cose, tante belle canzoni, tante strade nuove. Nonostante questo però, non so bene perché, percepisco una nota di inferiorità rispetto ad altri gruppi, rispetto ad altre canzoni, rispetto ad altre esperienze musicali. E' una cosa che provo anche per gli altri loro album, come “Hybrid Theory” o “Minutes To Midnight”, gli unici altri che possiedo a dir la verità. Credo sia cambiato qualcosa in me, dato che però non è solo una cosa mia, anche un mio amico che li conosce bene ha iniziato ad utilizzare parole come “banalità” in loro associazione, devo trovare una spiegazione che ci accomuni all'interno di una prospettiva di “cambiamento”, mi viene in mente la crescita. Forse crescendo l'interesse per i Linkin Park diminuisce, forse sono adatti solamente ad un pubblico adolescente, un pubblico di ribelli, un pubblico teenagers. Sì perché ricordo che quando “In The End” era al top tra le mie preferenze musicali pensavo che nulla di più perfetto, nulla di migliore sarebbe potuto essere composto. Oppure dipende dall'ampliamento del nostro panorama culturale, dall'aumentare delle nostre conoscenze, che conoscenze sono? Io ultimamente ho ascoltato molto Red Hot Chili Peppers, ma anche cose storiche come Rolling Stones, Bob Dylan, Guns n' Roses, Beatles, etc.. Forse non è un caso il successo immortale di quest'ultimi, forse sono davvero “migliori” (con tutto quello che “migliore” significa). O forse mi son fatto fortemente influenzare dal giudizio che lessi all'uscita di “Living Things” che li definiva come un gruppetto di adolescenti brufolosi che facevano musica media mescolando urla e grida (molto in sintesi). E' un problema che mi interessa particolarmente. Forse, davvero, ci sono canzoni, musiche, gruppi che vanno bene solo per certi momenti della tua vita. Una cosa è certa: non esistono in nessun altro campo artistisco tante sfumature, tante sfaccettature del concetto di bellezza come nella musica, o forse sì? Sarebbe rivoluzionario per me scoprire che, magari, Picasso è adatto ad una certa età e, chessò, Rembrandt ad un'altra, sarebbe veramente magnifico.
Riflessioni musicali (10)
Forse la musica non è tutta adatta ad essere ascoltata nello stesso modo. Sono abbastanza convinto che “Help Is Coming” di T.I. (dell'album “T.I. Vs T.I.P.”) sia difficilmente ascoltabile, o comunque non esprime sé stessa al meglio, se non camminando, magari con un clima freddo, magari quando si ha una certa fretta. Dovrebbero aggiungere una parentesi a fianco di alcune canzoni indicante luogo, clima, magari ora, adatti all'ascolto. Per es. “Help Is Coming” - T.I. [In movimento, preferibilmente di corsa, freddo, inverno]. Si raggiungerebbe una migliore efficacia musicale.
Riflessioni musicali (9)
Dopo aver letto la breve introduzione di Wikipedia a “Gettin' Better” dei Beatles, dove si parla di come Paul prese ispirazione dall'apertura delle nuvole nel cielo, da come introdusse volontariamente errori ortografici, ho per un istante capito: sperimentalismo. Ecco la grandissima novità, ecco la grandissima forza, ecco la grandissima chiave del successo: sperimentalismo. In arte, in letteratura, in musica, in filosofia: sperimentalismo.
Riflessioni musicali (8)
Il cuore umano sperimenta così frequentamente la disperazione e la tristezza che coccolarlo con melodie drammatiche e melanconiche è facile, provate voi, con una canzone, a far ridere, a far gioire, a far respirare con il sorriso l'aria intorno a lui, e allora sì che potrete essere sicuri di a far segnato profondamente quel cuore.
Emily.
Emily se ne frega delle cose. Se n'è sempre fregata. Non delle cose materiali, ovvio: se si traglia un dito corre subito in bagno alla ricerca di un cerotto. Le ferite del cuore non le ha mai curate, viste. Quando le cose vanno male Emily se ne frega. Se n'è sempre fregata. Non si lascia coinvolgere, Emily. Non permette a nessuno di legarsi in maniera speciale a lei. Solo contatti strumentali. Contatti per usufrutto. ContRatti. Ha un po' paura forse. Ha un po' di timore forse.
Emily quando ha paura si chiude in casa e ascolta Vasco Rossi.
Riflessioni musicali (7)
Cosa vuol dire se di un album ti piacciono solo poche canzoni? Che l'artista è incapace? Che l'artista ha forzato l'ispirazione? L'ispirazione da sempre ottimi risultati? E' giusto inserire nel proprio iPod solo alcune canzoni di un certo artista? Significa conoscerlo totalmente? Nickelback, per esempio, son rimasto sorpreso dall'aggressività di certi loro pezzi, del resto però quelle sentimentali sono le canzoni loro non solo più conosciute, ma anche più belle... dunque? Cosa fare? Escludere “Just For” e tenere solo “How You Remind Me”? Sono fortemente combattuto su questo argomento. Una canzone può essere paragonata ad un libro di uno scrittore? Cos'è il bello? Cos'è il gusto? Esiste una bellezza in senso oggettivo?
“Mi piacciono i Beatles” cosa voleva dire questa frase negli anni '70 e cosa significa oggi “Mi piace Vasco Rossi”? Perché oggigiorno abbiamo la possibilità di ripeterci, di ascoltare la stessa canzone innumerevoli volte e in contesti diversi. Questo potrebbe aver portato alla richiesta di canzoni ripetibili, adatte a diverse situazioni, forse la musica si è “normalizzata” ad uno standard di ripetitività e obiquità. Se voglio aver successo devo poter fare una canzone adatta a qualsiasi contesto. In fondo, quando ascolto “Hey, Soul Sister”? Quando non so cosa ascoltare, quando non voglio impegnarmi, quando non voglio “studiare” la musica. In questo senso, allora, forse, oggigiorno i Beatles sono inascoltabili, li ascolti una volta al giorno, semmai, e quando hai la testa rivolta all'ascolto, non quando hai la testa spenta.
Riflessioni musicali (6)
Ho ascoltato Beatles e Rolling Stones. Li ho ascoltati. Non son tre parole da sottovalutare al giorno d'oggi, li ho ascoltati, letto le loro parole, come, penso, suppongo, facessero i giovani della loro epoca d'oro. Son giunto alla conclusione che non è che ho perso l'abilità di aprezzare i Rolling Stones, come sostenevo qualche tempo fa, ma che preferisco i Beatles, ecco tutto. La cosa è stata lampante quando dopo aver ascoltato per una mezz'oretta “Sticky Fingers” son passato a “Help!”, beh ho indubbiamente preferito il secondo. Forse qui sta un grosso problema della società moderna: molti, come me, pensano di apprezzare di più i Rolling Stones, ma in realtà amano di più i Beatles, amano più un sussurro delicato, dolce e romantico che un urlo graffiante, aggressivo e temerario. Forse se queste persone si rendessero conto di questa cosa e la accettassero capirebbero meglio sé stessi, saprebbero interpretare meglio sé stessi; e si sa, chi meglio riesce a interpretare sé stesso meglio vive con sé stesso. Mi rimane da capire se sia corretto un abbandono totale, o preferibile una coscienza strumentale e selezionabile solo in certi casi.
Riflessioni musicali (5)
Ho ascoltato i Rolling Stones e i Beatles. Li ho ascoltati, davvero. Ho ascoltato e letto le loro parole. Non hanno avuto su di me lo stesso effetto di altri artisti, come magari i Linkin Park. Ho volontariamente eliso una parola dalla frase precedente: “purtroppo”. E' di questo che penso sia necessario parlare. Perché i Rolling Stones son considerati senza dubbio i fondatori di quello che può essere definito musica moderna, rock e a me non piacciono? Meglio, non è esattamente corretto dire che non mi piacciono, forse non li riascolterei. Forse il problema è proprio questo, il nuovo paradigma di bellezza musicale è oggigiorno legato anche alla ripetitività, una canzone è tanto più bella quanto più l'ascolti o saresti portato ad ascoltarla. Perché poi riascoltiamo certe canzoni? E' una domanda così complicata che mette in crisi la mia idea di bellezza musicale, ne ho mai avuta veramente una? Diciamo che ho amato molto certi testi, come “Paint it Black” o “Flight 505” o “Stupid Girl” (appartenenti al primo album di sole loro canzoni, “Aftermath”) però non posso dire che siano realizzate con la vera e propria “musica” che mi piace. E' strano: so che dovrebbero piacermi ma non mi piacciono. Forse piacevano per questioni storiche, quello è indubbio, è quindi indubbio che tutti quelli che ne parlano ora sono stati coloro che li hanno esaltati allora, quindi, forse, i Rolling Stones son sostenuti da tutti coloro che li hanno apprezzati in passato. A ciò bisogna aggiungere una fetta di ascoltatori che hanno seguito per massa, forse maggiori per altri gruppi più moderni, come gli U2. Sono ascoltatori di bassa cultura (come me) ma proprio per questo tutta irrazionalità: questo loro essere tutta irrazionalità dovrebbe dirci qualcosa di importante, devo ancora capire cosa però, è un tarlo importante. Per ora continuerò ad ascoltare Rolling Stones, chissà che fra 20 anni non mi vengano a piacere.
Riflessioni musicali (4)
Se non fossero stati assecondati dal destino, grandi artisti come Mick Jagger, Paul McCartney, Steven Tyler, Bono Vox, sarebbero diventati quello che sono? Ora chiaramente i soldi e la fama non danno la felicità, però hanno dato loro la possibilità di esprimere sé stessi al meglio, voglio dire, probabilmente negli anni '70 Steven Tyler era ridicolizzato per come andava conciato, perché girava, per come si vestiva, stessa cosa per Bono negli anni '90. Ora che sono universalmente ritenute grandissime rockstar, possono fare quello che vogliono, intendo, se domattina si svegliano con la voglia di indossare una camicia, indossano una camicia, se domattina si svegliano con la voglia di mettersi un certo tipo di giacca piuttosto che un altro, indossano quella particolare giacca, un vignolese o, come me, un savignanese, pur in un'età che consente questo, la gioventù, non può materialmente ma anche mentalmente fare questo, non può reggere davvero il contrasto, l'opposizione, quei poche che ci riescono lo fanno per omologarsi ancora di più, non per entrare veramente in contrasto. Ora io mi chiedo, chi ci dice che se un onesto fornaio di una cittadina di provincia ottenesse improvvisamente la possibilità di fare quello che vuole, quindi soldi, e, magari, avesse anche l'abilità di suonare una chitarra, quindi tecnica e abilità?
Riflessioni musicali (3)
Io non ho niente contro quella che viene definita tecno, dance, elecromusic, discomusic, dubstep, hardcore o simili, però provate ad ascoltare “Sometimes You Can't Make It On Your Own” degli U2 live (specialmente quando, oltre la metà, Bono si rivolge al cielo, quindi al padre per cui fu scritta, Bob, e mette tutta la sua voce nel “Can you hear me?”) o “Listen” di Beyoncé live (dove la vedi raggiungere picchi insostenibili se non grazie al cuore) e poi ditemi che quando ascoltate Skrillex provate le stesse emozioni.
Riflessioni musicali (2)
Musica. Forse l'iPod è venuto a cambiare la visione giovanile della musica? Cioè, quando mi muovo per Bologna, quando sono in treno, quando sono in biblioteca, non ascolto quasi mai “Cast No Shadow” degli Oasis, ma perché? Chiediamoci cos'è “Cast No Shadow”. “Cast No Shadow” è una bellissima canzone degli Oasis dedicata a Richard Ashcroft (cantante, fra le altre cose, dei The Verve) definito come un genio che non riesce a gestire quello che ha fra le mani e che, appunto, ponendosi davanti al sole non proietta nessun'ombra, quasi come se non esistesse, quasi come se non riuscisse a lasciare un segno. Ora, al di là di tutto questo, all'interno dell'album in cui è inserita, il celeberrimo “(What's the story) Morning Glory?” non è sicuramente una di quelle più orecchiabbili, né tanto meno una delle più famose, quindi forse è questo? Questa mancanza di orecchiabilità? E' come se l'iPod prelevasse dall'ampissimo panorama musicale personale solamente una piccola fetta, una sezione, che contiene tutto quello che c'è di orecchiabile, facilmente memorizzabile e musicoso, insomma. Forse l'iPod ha rovinato la musica.
Riflessioni musicali (1)
Ci sono canzoni, artisti che accarezzano la tua irrazionalità, la raccolgono e la portano a galla, è quello che viene definito genio. Quando ascolto, capisco, leggo certe parole tutto mi è come illuminato, qualcosa che avevo pensato, qualcosa su cui avevo riflettuto viene ora esplicitato, non è fantastico solo il fatto che anche qualcun'altro ha raggiunto quella conclusione, perché anche questo è necessario, ma è splendido il fatto che sia riuscito a concretizzarlo, a materializzarlo, in un verso, in un suono, in un gesto, in un movimento, in una scena. Qualcosa che era rimasto fino ad allora in forma potenziale assume invece piena vitalità, forza, vigore, diventa realtà.
Riflessioni barbariche
Indubbiamente Baricco ci ha preso in pieno con la sua teoria dei barbari, per quanto non sia una sua idea totalmente originale, ma di questo non voglio parlare. Voglio parlare invece del fatto che è cambiato il modo di fare esperienza, non più operazione “verticale”, di discesa in un pozzo, ma surfing “orizzontale”, superficiale. Perché è avvenuto tutto questo? Perché è tutto immediatamente accessibile, tutto direttamente disponibile, facile da ottenere. Vuoi sapere in che anno Bruce Springsteen ha composto “Born to Run”? Niente di più semplice, Google e Wikipedia sono la via. E allora cosa serve studiare la letteratura, la musica, la moda, l'arte e il cinema? Serve a giudicare. Sì perché Google e Wikipedia nella loro dimensione enciclopedica non danno giudizi, non criticano, solo con un notevole bagaglio culturale del passato, cioè della musica che è stata, della letteratura che è stata, etc. si può valutare, soppesare, misurare; ed è questa un'abilità che andremo perdendo, finché anche gli ultimi critici, gli ultimi fari di speranza, le ancore che ci saldano ai concetti di bello e brutto, buono e cattivo, chissà, magari anche di giusto e sbagliato, non verranno a dissolversi e non ci smarriremo nell'oceano, forti delle nostre nuove branchie sì, ma anche accecati, persi, confusi, inutili.
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